Epistola 26

Buongiorno a tutti !

Dopo l’equinozio d’autunno la natura si rinchiude e ci impegna all’introspezione, alla meditazione, a voltarci verso la contemplazione di una sorgente luminosa interna.

La contemplazione è l’îyyoun [עִיּוּן], nella lingua corrente questo termine designa piuttosto lo studio, la speculazione mentale. Questo ci allontana dal suo significato mistico, perchè îyyoun è la contemplazione interiore che conduce alla Causa delle cause. Si tratta della vera meditazione dei primi cabalisti della Provenza. Il cerchio di cabalisti di Posquières (Vauvert), creato da Rabad prende un orientamento più contemplativo sotto la direzione di Isacco il Cieco - (Sagui Nahor - סגי נהור  ne riparleremo in occasione del segreto di questo nome) . Un cerchio iniziatico dei cabalisti particolarmente orientati vero delle tecniche di meditazione fu costituito attorno al Sagui Nahor  che è sotto il primo maestro, il cui nome iniziatico diventa Rabbi Ħamaï in seno a questo cerchio. Il nome di questa Idra (cerchio iniziatico fu îyyoun o più esattamente Sod ha-Îyyoun (segreto di contemplazione” . Abraham Aboulafia, lui stesso fu adepto della contemplazione, chiama i maestri di questo cerchio : gli baâléi îyyoun scrive a questo proposito: “dei meravigliosi segreti che chiariranno con molta meditazione(îyyoun) con un Séķhél sereno. Ecco perchè dovrai contemplare.”

Questo aspetto della Cabala si chiama Kabbalah Îyyounith [קַבָּלָה עִיּוּנִית], ciò che vuol dire Cabala contemplativa per gli aspetti delle meditazioni cabalistiche o Cabala speculativa per coloro che si accontentano di studiane e scrutarne solo i testi teorici. Questa Cabala utilizza delle meditazioni basate sui nomi divini e le loro diverse permutazioni. In particolare un Nome divino, un Tetragramma specifico anche utilizzato da Abraham Aboulafia: il nome Éhvy[אהוי .Di cui parleremo in un altro momento.

Îyyoun  ci rinvia alla lettera Ayin e ai suoi simboli.

ע

Si dice che Ayin è l’occhio, è vero, ma il suo senso primo è sorgente. La radice ayan descrive ciò che cola, questo può esser un flusso di luce o di acqua. Da cui il legame con l’occhio, da dove scorre la luce e che lascia colare le lacrime. Ayin è qui dove prende la sua sorgente, che si connette all’origine, alla Causa.

L’occhio vede gli effetti dei colori, ma tutti gli effetti non sono che le manifestazioni della luce unica della Causa. Così l’îyyoun  ha per obbiettivo di attraversare gli effetti senza lasciasi illudere da essi di risalire verso la sorgente, la causa da cui sono tratti. Questa causa è il nostro Essere vero spogliato da tutte le illusioni, d’altronde in ebraico corrente, îyyoun può designare la “non-finzione” .

Ayin è la sedicesima lettera, rappresenta il numero 70. Numero essenziale, poiché esprime i 70 livelli di lettura della Torah, della contemplazione, degli aspetti della luce per andare agli effetti della creazione alla Causa delle cause del Creatore.

E’ abituale rilevare che 70 è la guematria del “sod” , » [סוֹד],il segreto, ma anche di « Adam veĦavah » [אדם וחוה], Adamo ed Eva e di « tal Él » [טל אל], la rugiada divina.

D’altra parte, il valore pieno del nome âyin [עין] è 130. Valore di« Sinaï » [סיני],  che rappresenta la gradazione che separa la luce dall’oscurità e di « qal »,[ קַל],leggero come la luce, sottile di luce, per andare a degli effetti della creazione alla Causa della cause del Creatore.

130 esprime anche i 13 attribuiti della misericordia nel 10 sefirot, 13 essendo il valore di éħad, l’unità. Il Séfér ha-Îyyoun, redatto dal cerchio Îyyoun associa questi 13 attributi a 13 potenze manifestate attraverso 13 luci.

Nel suo Or ha-Sékhél Abraham Aboulafia descrive tutto questo nel suo linguaggio esoterico: “ Ora poiché le lettere sono ripartite globalmente in cinque posti, tutti i ricettacoli sono stati divisi e separati attraverso la loro pronuncia in ventidue parti. Nella laringe, ci sono quatto parti una vicino all’altra: A [א] è alla sommità della laringe, alla fine superiore del collo , H [ה] è più interna e un poco più bassa, Ħ [ח] discende e  [ע] discende ancora più in basso, così  [ע] è all’origine della parola.

Ecco perché è stato menzionato che il numero totale è di 70 [ע] come il numero delle nazioni è di 70, il numero delle Scritture è 70, il numero dei Nomi è 70 il numero degli anziani è 70. Il nome di questa lettera è Âyin [ע] e il senso di ayin è una sorgente di acqua viva. Deriva anche da îyyoun e da hashgaħah (providenza [ הַשְׁגָּחָה ]). il segreto del suo numero è settanta, ogni settanta è un sette in allusione ai sette sefirot. Il segreto di âyin [ עַיִן ] è la Binah, l’origine di tutti i movimenti è una “scala” (soulam סֻלָּם] ]), che è il Sinaï [ 98 [סִינַי , che contiene dieci volte “un” (éħad [אֶחָד] ), che sono cinque Nomi sacri, dai segreti abbondanti”.

Concernente la guematria di îyyoun,con il suo Vav supplementare, la parola prende una valore di 136. Questo numero si associa a « soulam », [סולם], la scala che segna i gradini fra la visione e la sorgente della visione, tra l’oscurità e la luce. E’ anche il numero di « tsoum » [צוֹם],, il digiuno, l’astinenza, che forma la parola, « tsimtsoum », la concentrazione. Oppure ancora , « qol » [קוֹל], la voce. Quando si associa la scala (soulam) e la voce, questo rinvia all’esperienza mistica di Giacobbe, con la scala di Giacobbe e l’accesso alla cima di questa scala dove il contemplativo “intende la Voce di Giacobbe” alla quarantanovesima porta di Binah.

Novità

Ho il piacere di annunciarvi la prossima pubblicazione del mio nuovo libro “Il trono di Gioia” sarà distribuito nelle librerie a partire dal 5 novembre, ma sarà disponibile nella boutique del sito da ottobre. Il libro dello Zohar, grande testo della Cabala menziona: “La Presenza divina non soggiorna in un luogo di tristezza, ma in luogo inondato di Gioia”. La gioia dunque di cui si parla qui è una Gioia senza causa, una felicità alla quale aspirano tutti i mistici del mondo attraverso le loro meditazioni e le loro invocazioni. E’ la Gioia che libera da ogni servitù e da tutti i malesseri, La mistica delle Gioia non si indirizza soltanto a qualche adepto scelto, apporta un benessere nel quotidiano di ciascuno e offre la possibilità di disfarsi delle paure e delle angosce che posso generare una vita attiva, in accelerazione costante, sottomessa allo stress e alle tensioni difficili da pacificare. In questa opera, Georges Lahy si fonda sull’antico concetto della Cabala rivisto per adattarsi al meglio della vita moderna per intraprendere una richiesta e un risveglio della Gioia che ognuno porta in sé. Le scorze della tristezza dissimulano questa Gioia e indeboliscono le nostre forze. L’autore ci svela i processi e propone qualche esercizio semplice per reintegrare questa Gioia e liberarsi dalle tristi passioni. Il titolo del libro “Il Trono di Gioia” fa allusione al Kissé ha-Kavod, il trono di Gloria tratto dalla mistica della Merkavah di Ezechiele di cui alcuni principi sono stati ripresi in questa opera.

Principi ai quali sono associati gli insegnamenti del grande cabalista del XII ° secolo Abraham Aboulafia, riformulati tuttavia in termine contemporanei. Il Trono di Gioia apre una strada verso il benessere, la libertà, la salute e la serenità. ,

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Chi sono gli amici del Piccolo Principe è presto detto: “Oggi più che mai la nostra cultura ci porta continuamente a delegare le nostre scelte per quanto riguarda la nostra salute.......per questo evento c'è il medico. E così anche per la parte spirituale......c'è il prete, e la parte economica......c'è il commercialista e così via. Facciamo sempre più fatica a scegliere per la nostra vita o peggio ancora crediamo di scegliere quando invece non abbiamo sufficienti informazioni per poterlo fare.


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