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La malattia

La malattia di Lyme o borrelliosi è una malattia batterica che evolve in parecchi anni passando attraverso tre stadi. La manifestazione iniziale è dermatologica: apparizione di un eritema migrante ( macchia rossa, circolare, indolore e non pruriginosa). Gli altri sintomi primari sono la febbre, dei mal di testa e l’affaticamento,  è benigna alla partenza, questa malattia, se non curata può colpire parecchie parti del corpo (articolazioni, muscoli, cuore, nervi, encefalo) in maniera cronica, con degli effetti differenti a seconda del pazienti. Il batterio in causa è del genere Borrelia ed è trasmesso dalla morsicatura della zecca. Questa malattia è in pieno sviluppo in Europa e in America del Nord per diverse ragioni: frammentazione ecologica dei paesaggi che favoriscono la proliferazione di topi che sono portatori di zecche e che non hanno più predatori, l’utilizzo massivo di insetticidi che uccidono i predatori delle zecche, il riscaldamento e gli sbalzi climatici.

 

La zecca, un parassita a tre cicli

La zecca è un acaro parassita degli invertebrati. Passa una parte del suo ciclo al suolo e un’altra aggrappata sulla pelle del suo ospite ( che può essere molto vario, dal topo all’uomo passando dal cane, al gatto, al cinghiale, il daino...) nutrendosi del suo sangue. Esistono quattro stati evolutivi: uovo, larva, ninfa, adulto. Fra ciascuno di questi stadi, tutte le tre volte, passa attraverso un ospite, facendo dei pasti di sangue enormi, poi ritorna al suolo per fare la sua muta. In seguito attende il suo prossimo ospite sul rametto di un’erba alta. Una volta adulta, c’è un accoppiamento. In seguito il maschio muore e la femmina depone una grande quantità di uova, poi muore a sua volta.

La zecca ha un modo di penetrare tutti i tipi di pelle, anche le più spesse e questo senza che il suo ospite se ne renda conto, poiché fa come il dentisti: anestetizza il luogo preventivamente. In seguito si àncora molto bene al suo ospite, ciò che  rende difficile allontanarla.

 

L’etimologia

La malattia di Lyme trae il suo nome dalla città americana in cui è stata scoperta per la prima volta. In francese, il verbo “limare” designa in senso figurato: sfregare, lisciare, perfezionare, pulire. Si cercherà dunque se questa malattia non è il segno di una persona perfezionista e chi dice perfezionismo dice svalorizzazione (metto le sbarre talmente alte che non ci arrivo mai) .

La parola zecca, (tique in francese) viene dal neerlandese = puntura, leggera, punto. Il verbo “etichettare” significa = attaccare, affiggere) nel senso figurato, vogliono dire: mettere sotto l’etichetta di un partito, di una scuola. Si cercherà dunque qual è questa etichetta che resta incollata alla pelle della persona e che non se ne può disfare. Sapendo che l’etichetta, è anche l’ordine di ciò che è presente ( che è stato marcato all’origine da etichette) : l’etichetta determina il valore (la zecca dello stato in italiano fondata a Roma da Mussolini nel 1928 sita in via Salaria stampa francobolli e valori bollati IPZS Istituto Poligrafico e Zecca di Stato)  di un persona. Per esempio: quando si è “piccoli” per la vita.

 

L’ascolto del verbo

Lyme: lima, una lima serve per essere usata. Chi ti usa nel clan familiare di sangue.

Tique = etico. Cercare i conflitti con l’etica, la morale, per esempio un padre dalla moralità leggera, amante della pornografia o che frequenta le “donnine”.

Se mettiamo i due conflitti insieme, questo darà il seguente: mi si usa per qualcuno del mio clan in più con un problema etico soggiacente. Per esempio mi dedico ad una vecchia persona malata della mia famiglia, non posso moralmente abbandonarla, dunque non posso smettere, ma mi succhia tutto il mio sangue.

 

 

Il senso biologico

Sapendo che la zecca attacca sia l’epidermide della pelle, poi il derma, per colpire poi i piccoli vasi sanguigni, c’è la congiunzione dei tre conflitti: separazione, sporcizia, (o attacco all’integrità) e svalorizzazione nei legami di sangue.

E’ la storia di Monica, madre di famiglia, divorziata, che è in conflitto con sua figlia e il suo ex marito. Sua figlia non è ancora indipendente, viene da lei per mangiare e cercare del denaro, Monica si sente divorata da sua figlia: “lei mi succhia il sangue!” E quando è rifocillata  sua figlia va da suo padre con cui ha una relazione molto più affettiva. E’ lui che lei ama! La madre dunque è sia separata da suo marito e da sua figlia, svalorizzata con il risentito di aggressione alla sua integrità e di sporcizia (è una presa in giro da parte del padre, che inoltre l’ha tradita per degli anni) e risente sua figlia come un sorta di vampiro che viene a saziarsi del suo sangue,  poi si  rompe.

Si potrebbero ancora precisare i tre conflitti nella maniera seguente:

  • ci sono delle separazioni successive (come con la zecca nel corso dei tre cicli e nella storia di Monica, questo succede tutte le settimane)
  • l’attacco all’integrità si marchia nel rimpianto di essersi separata: è come fosse separata da una parte da se stessa, dunque non può fare il lutto (si troveranno altri esempi nelle storie di emigrazioni, in cui si lascia il proprio paese che fa parte di sé, e che non si ritroverà mai altrove).
  • la svalorizzazione concerne l’incapacità a risolvere la separazione, a rinnovare i legami, a rifare le connessioni a ri - fusionare. Allora è sufficiente fare come la zecca: mettersi su un rametto d’erba e attendere! E poi che serve ri – fusionarsi ancora? Non sarebbe tempo, al contrario di diventare autonomo?

 

La simbologia

 

Di che cosa ci parlano i tre cicli della zecca? Di un processo di autonomia che passa dalla soluzione del parassita (senza l’altro, non sono niente) di un processo di maturazione che sfocia nella procreazione, vale a dire alla sopravvivenza della specie. Quando ha fatto le sue tre mute, la zecca si riproduce e muore. E’ finito, ha giocato il suo ruolo nei programmi biologici di maturità, o più esattamente dell’immaturità della persone che ne è portatrice e del fatto che è imprigionata nei processi di parassitaggio reciproco con i membri del suo entourage, dove uno si nutre del sangue dell’altro e inversamente.

 

 

 

 

 

Bernard Tihon

 

 

La malattia di Lyme, secondo la Legge del Principio (Néosanté n° 54 marzo 2016)

 

Attraverso la Bioanalogia una visione di lettura di questa malattia che è stata chiamata giustamente da Yves Rasir (direttore della rivista Néosanté) “malattia dell’anima”

In Bionalogia come per tutti gli avvenimenti della nostra vita studiamo gli elementi della malattia in funzione della Legge del Principio alfine di rivelarne la creatività non espressa.

Analizziamo quindi i vari elementi della malattia di Lyme

L’agente scatenante è un battere di tipo spirocheta (Borellia) trasmesso dalla puntura della zecca. Poi la malattia evolve attraverso vari stadi  a mano a mano con differenti sintomi. Inizialmente un eritema – detto “migrante” e secondo il caso e l’evoluzione: febbre, fatica cronica, fibromialgia, mal di testa, acufeni, disturbi cardiaci della conduzione auricolo-ventricolare, ecc.

 

Vediamo in seguito in maniera succinta senza altre spiegazioni, l’invito bioanalogico di questi principali sintomi della malattia:

 

  • Eritema: invito ad allargare la propria coscienza ad una maggior umanità benevola per sé.
  • Febbre: invito a vivere intensamente senza riserve
  • Fibromialgie: invito a prendere la responsabilità delle proprie azioni di vita in coerenza con se stessi
  • Mal di testa: invito a smettere di voler concepire un’altra realtà di quella che è
  • Acufeni: invito ad ascoltare la propria intuizione profonda
  • Disturbi del ritmo cardiaco: invito a vivere la propria vita nel rispetto della propria legge.

 

Vediamo infine che cosa si può dire altro secondo la Legge del Principio: l’agente patogeno (Borellia) è inoculato da una zecca, animale parassita che si trova in natura.

 

In Bioanalogia:

  • la natura è legata ovviamente al vegetale, analogicamente all’azione, l’incontro, la relazione, l’interdipendenza interiore/esteriore. Così il vegetale si collega all’uomo nella sua relazione cielo/terra in altre parole all’uomo cosciente.
  • l’animale di collega al mentale vale a dire alle scelte, all’orientamento

 

Possiamo quindi pensare che questa malattia è in legame con la nostra dimensione ecologica  - nel senso più largo del termine – nella quale ogni elemento partecipa della totalità. (ogni elemento è il 100% attore della vita: se uno solo scompare è la totalità che sparisce)

La malattia di Lyme potrebbe anche esprimere una domanda sul nostro modo di conciliare le nostre scelte di vita, il nostro orientamento, la nostra realizzazione con la dimensione ecologica , la famiglia, la società, la fraternità umana.

 

In effetti non siamo in molti a domandarci come rispettarci e soprattutto come dare a noi stessi la ”priorità” mentre così tante persone soffrono nel mondo?

Non dobbiamo dunque pensare agli altri?

Rispettarsi è egoista?

Qual è l’azione giusta?

Tutte queste domande del mentale parassitano le nostre scelte personali

La vera domanda è : come uscire da questo imprigionamento fra la testa e il cuore, fra la ragione e la sopravvivenza e l’intenso ribollire interiore della vita?

In questo senso Yves Rasir ha ragione di chiamare la malattia di Lyme “malattia dell’anima”.  Il suo invito a vivere in coscienza è per me una vera risposta alla crisi dell’umanità in sofferenza.

 

Non possiamo definire la Coscienza, mentre una cosa è certa:

quando siamo nel pensiero, non siamo nella Coscienza.

Il funzionamento nella dualità ci ha permesso di sopravvivere, ma continuare così conduce ad un vicolo cieco,  occorre modificare fondamentalmente il nostro atteggiamento. Solo questo cambiamento di paradigma ci pemetterà di Vivere realmente quello che siamo.

 

Una piccola storia per illustrare la malattia di Lyme

Tutto questo mi fa pensare ad una storia personale, ad un certo momento della mia vita, mi trovavo  in grandi problematiche a proposito di scelte difficile da fare. Attraverso le mie decisione, temevo in effetti di far soffrire i miei cari e mi trovavo invaso da riflessioni che parassitavano il mio discernimento.

In questo periodo di profondi turbamenti, ho avuto la fortuna di incontrare parecchie volte un donna piena di saggezza: Gita Mallasz conosciuta per il suo libro “Dialoghi con l’angelo”. Ad un certo momento senza dubbio vedendo il mio eccesso nel girare intorno nelle mie richieste senza fine, mi ha rifilato un pugno folgorante nello sterno, accompagnato da questa frase: “Che cosa ne fai della tua energia?”

Per me questa “risposta” più che battente – ha avuto un effetto stupefacente, tanto fisicamente che psicologicamente. Ho avuto in effetti l’impressione di ritrovare immediatamente il mio “Presente” e di installarmi di nuovo in quello che ero veramente io, da cui mi ero allontanato da molto tempo. Mi ero dimenticato!

Inoltre i mie pensieri parassiti erano scomparsi, ritrovavo l’azione giusta della mia vita, senza combattimenti interiore, né colpevolezza: ero pienamente    in contatto con la mia energia, che mi permetteva di realizzare quello che sono. A mio avviso, questo si collega bene all’energia dell’invito proposto dalla malattia di Lyme.

In conclusione l’invito della malattia di Lyme ci propone di uscire dalle nostre paure, quindi di cessare di sopravvivere.  Per questo occorre uscire dall’illusione della dualità che ci lascia credere che la nostra felicità o la nostra infelicità dipendano dall’esterno.

In effetti per ciascuno di noi, si tratta di prendere la responsabilità della propria azione di vita, scegliendo con benevolenza senza alcun confronto.

Ci appartiene di vivere nella sperimentazione senza riserve, all’ascolto della nostra verità profonda, in misura in cui questa verità non cerca di modificare l’esterno – e lasciare la vita prendere senso in noi.

Il pensiero ci ha fatto sopravvivere, dobbiamo ormai vivere una nuova era, l’era dell’Uomo: la Coscienza.

 

 

 

Testimonianza (Nicol.L. Francia) (Articolo Néosanté n°7 dicembre 2011)

Ho contratto la malattia di Lyme nel Bas- Rhin, in seguito alla puntura di una zecca. Ho rifiutato antibiotici, malgrado l’insistenza del medico, del farmacista e degli amici. Mi sono curata in maniera naturale (omeopatica, aromaterapia, cromoterapia, oligoelementi, ecc) e soprattutto ho trovato il senso di quello che mi era successo. Che cosa voleva farmi comprendere il mio corpo? La Borelliosi (battere) si è ingrandito fino a ricoprire il basso del mio dorso (prima puntura) e dell’incavo del mio ginocchio (puntura che ha scatenato la malattia) fino al momento in cui ho trovato il perché! Le circostanze della mia infanzia hanno fatto in modo che sono diventata timida e rinchiusa in me stessa. Avevo pochi contatti e avevo paura di andare verso gli altri, a immagine delle mie difese immunitarie, che erano anche queste il riflesso di quello che emettevo, Avendo capito questo e avendo agito in funzione, la Borellia è scomparsa quasi istantaneamente, non resta alcuna traccia della malattia di Lyme, fino ad oggi.

La malattia di Lyme, secondo la Legge del Principio (Néosanté n° 54 marzo 2016)

Attraverso la Bioanalogia una visione di lettura di questa malattia che è stata chiamata giustamente da Yves Rasir (direttore della rivista Néosanté) “malattia dell’anima”
In Bionalogia come per tutti gli avvenimenti della nostra vita studiamo gli elementi della malattia in funzione della Legge del Principio alfine di rivelarne la creatività non espressa.

Analizziamo quindi i vari elementi della malattia di Lyme
L’agente scatenante è un battere di tipo spirocheta (Borellia) trasmesso dalla
puntura della zecca. Poi la malattia evolve attraverso vari stadi a mano a mano con differenti sintomi. Inizialmente un eritema – detto “migrante” e secondo il caso e l’evoluzione: febbre, fatica cronica, fibromialgia, mal di testa, acufeni, disturbi cardiaci della conduzione auricolo-ventricolare, ecc.

Vediamo in seguito in maniera succinta senza altre spiegazioni, l’invito bioanalogico di questi principali sintomi della malattia:

  • Eritema: invito ad allargare la propria coscienza ad una maggior umanità benevola per sé.
  • Febbre: invito a vivere intensamente senza riserve
  • Fibromialgie: invito a prendere la responsabilità delle proprie azioni di vita in coerenza con se stessi
  • Mal di testa: invito a smettere di voler concepire un’altra realtà di quella che è
  • Acufeni: invito ad ascoltare la propria intuizione profonda
  • Disturbi del ritmo cardiaco: invito a vivere la propria vita nel rispetto della propria legge.

Vediamo infine che cosa si può dire altro secondo la Legge del Principio: l’agente patogeno (Borellia) è inoculato da una zecca, animale parassita che si trova in natura.

In Bioanalogia:

  • -  la natura è legata ovviamente al vegetale, analogicamente all’azione, l’incontro, la relazione, l’interdipendenza interiore/esteriore. Così il vegetale si collega all’uomo nella sua relazione cielo/terra in altre parole all’uomo cosciente.
  • -  l’animale di collega al mentale vale a dire alle scelte, all’orientamento

Possiamo quindi pensare che questa malattia è in legame con la nostra dimensione ecologica - nel senso più largo del termine – nella quale ogni elemento partecipa della totalità. (ogni elemento è il 100% attore della vita: se uno solo scompare è la totalità che sparisce)

La malattia di Lyme potrebbe anche esprimere una domanda sul nostro modo di conciliare le nostre scelte di vita, il nostro orientamento, la nostra realizzazione con la dimensione ecologica , la famiglia, la società, la fraternità umana.

In effetti non siamo in molti a domandarci come rispettarci e soprattutto come dare a noi stessi la ”priorità” mentre così tante persone soffrono nel mondo? Non dobbiamo dunque pensare agli altri?
Rispettarsi è egoista?

Qual è l’azione giusta?

Tutte queste domande del mentale parassitano le nostre scelte personali
La vera domanda è : come uscire da questo imprigionamento fra la testa e il cuore, fra la ragione e la sopravvivenza e l’intenso ribollire interiore della vita? In questo senso Yves Rasir ha ragione di chiamare la malattia di Lyme “malattia dell’anima”. Il suo invito a vivere in coscienza è per me una vera risposta alla crisi dell’umanità in sofferenza.

Non possiamo definire la Coscienza, mentre una cosa è certa:

quando siamo nel pensiero, non siamo nella Coscienza.

Il funzionamento nella dualità ci ha permesso di sopravvivere, ma continuare così conduce ad un vicolo cieco, occorre modificare fondamentalmente il

nostro atteggiamento. Solo questo cambiamento di paradigma ci pemetterà di Vivere realmente quello che siamo.

Una piccola storia per illustrare la malattia di Lyme
Tutto questo mi fa pensare ad una storia personale, ad un certo momento della mia vita, mi trovavo in grandi problematiche a proposito di scelte difficile da fare. Attraverso le mie decisione, temevo in effetti di far soffrire i miei cari e mi trovavo invaso da riflessioni
che parassitavano il mio discernimento.
In questo periodo di profondi turbamenti, ho avuto la fortuna di incontrare parecchie volte un donna piena di saggezza: Gita Mallasz conosciuta per il suo libro “Dialoghi con l’angelo”. Ad un certo momento senza dubbio vedendo il mio eccesso nel girare intorno nelle mie richieste senza fine, mi ha rifilato un pugno folgorante nello sterno, accompagnato da questa frase: “Che cosa ne fai della tua energia?”
Per me questa “risposta” più che battente – ha avuto un effetto stupefacente, tanto fisicamente che psicologicamente. Ho avuto in effetti l’impressione di ritrovare immediatamente il mio “Presente” e di installarmi di nuovo in quello che ero veramente io, da cui mi ero allontanato da molto tempo.
Mi ero dimenticato!
Inoltre i mie pensieri parassiti erano scomparsi, ritrovavo l’azione giusta della mia vita, senza combattimenti interiore, né colpevolezza: ero pienamente in contatto con la mia energia, che mi permetteva di realizzare quello che sono. A mio avviso, questo si collega bene all’energia dell’invito proposto dalla malattia di Lyme.
In conclusione l’invito della malattia di Lyme ci propone di uscire dalle nostre paure, quindi di cessare di
sopravvivere. Per questo occorre uscire dall’illusione della dualità che ci lascia credere che la nostra felicità o la nostra infelicità dipendano dall’esterno.
In effetti per ciascuno di noi, si tratta di prendere la responsabilità della propria azione di vita, scegliendo con
benevolenza senza alcun confronto.
Ci appartiene di vivere nella
sperimentazione senza riserve, all’ascolto della nostra verità profonda, in misura in cui questa verità non cerca di modificare l’esterno – e lasciare la vita prendere senso in noi.
Il pensiero ci ha fatto sopravvivere, dobbiamo ormai
vivere una nuova era, l’era dell’Uomo: la Coscienza.

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AMICI DEL PICCOLO PRINCIPE

Caratteristiche associative


  • Organizzazione seminari
  • Giocosità
  • Amicizia
  • Condivisione
  • Organizzazione serate a tema
  • Professionalità
  • Tutto è perfetto così
  • Gioiosità
  • Tutto è possibile
  • Serietà
  • Risate
  • Capacità di-vinatorie

COSA DICONO I PARTECIPANTI


  • Credo che non sia facile passare certe informazioni quindi vi ringrazio per questa opportunità.
    -- Ornella --
  • Amici sì, ma non troppo, perchè tutto è bene quel che finisce bene.
    -- Paola --

Cosa dire di noi

Chi sono gli amici del Piccolo Principe è presto detto: “Oggi più che mai la nostra cultura ci porta continuamente a delegare le nostre scelte per quanto riguarda la nostra salute.......per questo evento c'è il medico. E così anche per la parte spirituale......c'è il prete, e la parte economica......c'è il commercialista e così via. Facciamo sempre più fatica a scegliere per la nostra vita o peggio ancora crediamo di scegliere quando invece non abbiamo sufficienti informazioni per poterlo fare.


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