La paura
In questo nuovo articolo mi ispiro all’attualità per proporre la paura come tema di riflessione. In effetti, differenti attentati commessi di recente in Francia o altrove nel mondo, hanno installato un clima ansiogeno, perturbante , più o meno, sii i nostri funzionamenti individuali e collettivi.
Nel luglio 2002, la rivista Psychologie Magazine, Fredrec Lenoir precisa che si trova 360 volte la frase “Non abbiate paura!” nelle scritture bibliche. Nel nostro mondo contemporaneo, questa ingiunzione è stata largamente ripresa dagli scrittori, gli artisti e media.
Ma che cos’è la paura?
Sul piano biologico la paura è un istinto di sopravvivenza che permette all’animale di evitare delle situazioni che metterebbero la specie in pericolo. Per l’uomo è una emozione che si manifesta sia in presenza, sia in prospettiva – di una persona – considerata come un pericolo o una minaccia. Secondo Boris Cyrulnik “Ciò che ci fa paura, è l’idea che noi non facciamo le cose bene rispetto alla percezione che ne abbiamo. “
In effetti non abbiamo tutti le stesse paure perché ciascuno percepisce la realtà concreta in funzione delle informazioni inscritte in lui e contattate dal suo inconscio.
Così, ho una paura quando sono all’incontro inconscio con l’esterno e lo interpreto in termine di sopravvivenza, vale a dire in dualità. Altrimenti detto, c’un un interno alla quale sono identificato e un esterno che mette la mia sopravvivenza in pericolo. Il proprio dell’Uomo essendo la Coscienza – vale a dire la Vita e non la sopravvivenza, si stratta per ciascuno di passare dall’inconscio al conscio.
Per questo dobbiamo incontrare in coscienza ciò che incontriamo inconsciamente.
In Bioanalogia, l’incontro è il terzo piano neutro, immateriale e onnipresente a tutte le manifestazioni e quindi non ne sciamo coscienti. E’ attraverso questo che si esprime l’inconscio ed è anche attraverso questo che possiamo accedere alla Coscienza, rivelando così il nostro Talento creativo.
E’ chiaro che tutte le paure ci richiamano al Principio di una creatività che non stata vissuta in coscienza.
Non si tratta più della paura nel senso generale, ma della “nostra paura” individuale, quella che ci concerne personalmente: dobbiamo incontrarla e risponderle. Poichè, respingerla o cercare di “superarla” sarebbe restare nella sopravvivenza.
La paura dunque un invito a incontrare e a sperimentare.
Ecco qualche esempio che vi mostriamo per abbordare la paura in Bioanalogia.
La paura è legata ad un anticipazione del presente. Sul piano bioanalogico, possiamo considerarla come un modo di situarci nel tempo. Per interpretare il senso delle nostre differenti paure, utilizziamo, naturalmente, la Legge del Principio, vale a dire il terzo piano (neutro).
Paura della malattia
Andy viene in consulto da me perché soffre di una ipocondria che gli rovina la vita.
Etimologicamente la parola malattia viene dal latino “male habitus” che significa “cattivo stato”. Detto in modo neutro si tratta dunque di uno stato che non è nella norma o nell’uso abituale, Dunque il Principio della malattia è : essere in uno stato che non è normale, usuale, abituale.
D’altra pare abbiamo visto che la paura è ciò che dobbiamo incontrare, domando ad Andy se si riconosce nel fatto di vivere molto in conformità con le convenzioni e le norme della società. Ammette che in effetti, si sente chiuso in un modo di funzionamento molto formale perché non vuole farsi riprendere, o per non dispiacere o scontentare gli altri. Così non si permette di esprimere pienamente la sua creatività e la sua verità interiore, non riesce a vivere pienamente se stesso.
Attraverso questa paura, la vita lo invita dunque ad uscire da tutte le convenzioni per vivere la propria creatività.
Paura di trovarsi senza denaro
E’ la grande paura di Aline che pertanto non ha mai conosciuto la povertà.
Secondo il Principio neutro ”essere senza denaro” si traduce con essere senza valore e quindi essere senza paragone possibile, poiché non c’è del valore equivalente. In effetti, tutta la ricerca di riconoscimento del nostro proprio valore è un paragone ad altra cosa rispetto a se stessi. E’ tutta la difficoltà di Aline che agisce nel paragone, cercando costantemente un riferimento e una identità all’esterno di se stessa.
Attraverso questa paura, per entrane nella sua creatività, è invitata dalla vita a cessare di cercare un valore o un riconoscimento esterno. Sempre secondo la Legge del Principio
Sempre secondo la Legge del Principio:
Paura del vuoto
Il vuoto è il terzo piano, quello dell’incontro e della sperimentazione. Invito: a sperimentare la vita senza aspettative, senza obblighi di risultato e senza alcuna intenzione di voler modificare l’esterno.
Paura del nero
Nel nero, dunque senza luce esterna
Invito: a realizzarsi, senza essere validato da una “luce” che intratterrebbe l’idea che ci sia un “buono” o un “cattivo” cammino. Dunque a vivere pienamente senza ricerca di validazione e di giustificazione esterna.
Riassumendo:
- La paura parla di ciò che devo incontrare
- Se ho una paura è che interpreto il mondo in dualità
- Questa paura rivela un Principio di creatività che non sperimento
- Restando nella sopravvivenza, non realizzo la creatività dell’essere unico che sono e non vivo!
Se la paura permette all’animale di sopravvivere, non permette all’Uomo di vivere.
Ancora una volta, il proprio dell’Uomo è la sperimentazione della Coscienza.
Questo significa essere l’esperienza e l’osservatore della propria esperienza in un Presenza permanente , lasciandosi operare dalla vita.
Così le nostra paure sono delle guide benevole che ci rischiarano alfine di permetterci di reperire dove sono i nostri funzionamenti nella sopravvivenza restando nella illusione della dualità del mondo.
Si tratta di un invito alla strasformazione permante
In effetti, passare dalla sopravvivenza aalla Vita significa trasfromate le nostra pauere e vivere ntiensamente la creatività che solo l?esssere Unico Originane e Singolare che siamo può rivelare.