L’integrazione – 1 dall’adattamento all’integrazione
Secondo André Gide. “L’intelligenza è la facoltà di adattamento”
Sono in accordo con questa frase, ma non necessariamente nel senso in cui generalmente la si intende. Ecco quindi alcune sfumature.
Le differenti teorie evoluzionistiche hanno definito l’adattamento come un aggiustamento funzionale di un organismo vivente che per restare in vita si conforma al suo ambiente circostante esterno. Se necessario si possono in effetti sviluppare certi organi o certe funzioni per adattarsi all’ambiente esterno. Per sopravvivere l’animale – e l’uomo – hanno bisogno di uno spazio vitale per delle precise leggi. Quando lo spazio vitale è ristretto o degradato al di là di un certo limite, appaiono alcune reazioni e modificazioni.
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E’ questo adattamento che ha permesso lo sviluppo di differenti specie animali con delle caratteristiche proprie mentre in altre specie sono sparite.
Detto altrimenti l’adattamento è un processo di sopravvivenza: sono gli individui i più adatti che sopravvivono.
Il termine adattamento è quindi associato a quello di selezione naturale che è uno strumento di evoluzione.
Esiste anche una specie straordinaria che ha sviluppato un sistema di sopravvivenza vicino all’inconcepibile !
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Tardigradi
Si tratta dei tardigradi. Questo animale pluricellulare misura meno di un millimetro e lo si trova in tutti i posti su tutto il pianeta. Può sopportare degli sbalzi di temperatura dallo zero assoluto ai 150°C e sopravvive con delle pressioni massime nelle fosse abissali dell’oceano a più di 60.000 metri di profondità. Ma la cosa più straordinaria è che è stato invitato a viaggiare in un razzo Soyouz in cui è stato esposto alle condizioni di vita nello spazio senza alcuna protezione. E’ sopravvissuto a radiazioni di UV 1000 volte superiori a quelli della terra! Si può dire di lui che è una “super – adattato”!
La sua resistenza ci pone veramente una domanda sull’adattamento: come ha potuto in effetti adattarsi a delle condizione ne non aveva mai sperimentato prima, come quelle della vita nello spazio? Questo resta ancora un mistero ...
Riassumendo, l’adattamento è una trasformazione dell’individuo per conformarsi alle condizioni di vita esterne, dunque adattarsi significa sottomettersi ad una legge esterna a sé.
Quello che è normale se si vuole sopravvivere. Ci vuole per tutto questo l’intelligenza della biologia per sviluppare dei meccanismi “geniali” che permettono questa sopravvivenza.
Tutta la biologia e in particolare l’etologia, espone esempi come la lunghezza del colle delle giraffe per nutrirsi di foglie che gli altri erbivori non possono raggiungere; il mimetismo del camaleonte per sfuggire ai predatori o le gobbe dei cammelli per fare riserva di acqua e di grasso.
Si tratta quindi di intelligenza animale che grazie alla sua straordinaria facoltà di adattarsi, permette la sopravvivenza della specie. Dunque l’intelligenza è propria dell’animale ...
Quando l’uomo si adatta, continua lo stesso processo causale sviluppato inizialmente dall’animale in rapporto alla conservazione e ai parametri dello spazio vitale. Questo funzionamento agisce in funzione dell’interpretazione dell’esterno in positivo e negativo perpetuandosi ha dunque permesso all’uomo di sopravvivere.
Ciò che significa questo, a mio avviso, è che fin tanto che funzioniamo o nell’adattamento utilizzando la nostra “intelligenza” sopravviviamo come lo fa ...un animale.
Si pone la seguente domanda: il vivere è questo essere in una azione che dipende solo dall’esterno?
Evidentemente no ! Sopravvivere non è vivere!
In effetti quando mi adatto agisco in funzione di parametri esterni che interpreto in positivo o negativo in rapporto alla sopravvivenza. Faccio dunque delle concessioni in rapporto a questo esterno, non esprimo tutta la mia potenza, mi trattengo, spengo una parte del mio essere.
Quando mi adatto, sono nell’illusione del fatto che la mia felicità o infelicità dipendono dall’esterno.
In termini di sopravvivenza, è vero che questo giunge dall’esterno. Ma se l’animale è fatto per l’intelligenza e la sopravvivenza l’Uomo è fatto per la Coscienza e la Vita.
La sperimentazione della mia vita e il mio cammino personale mi hanno dato la convinzione che l’Uomo deve vivere in coscienza il fatto che la dualità è una illusione.
In effetti la dualità non è la realtà: è una interpretazione del mondo per sopravvivere. Ma questo non ci permette di vivere, dunque di evolvere.
Nel mio libro “L’Evidenza” ho presentato la Legge del Principio che enuncia che la vita è fatta di tre piani né collegati, né separati, appartenenti ad una sola e stessa realtà.
Questo implica che questi tre piani sono interdipendenti: l’uno non esiste senza l’altro e nessuno ha più valore di un altro.
Così non c’è più né interno, né esterno, né positivo, né negativo ecc. c’è solo la sperimentazione dell’incontro. Questa sperimentazione si chiama integrazione. Integrare non è adattarsi !
Integrare: significa scegliere ad ogni istante di prendere la responsabilità di non volere un’altra realtà concreta che quella presente.
Integrare: significa sperimentare la Presenza senza obbligo di risultato, senza aspettativa in rapporto all’esterno e senza intenzioni di volerlo modificare.
Integrare significa cessare di esistere in funzione di un riferimento o di un modello, in funzione dell’altro.
Riassumendo, integrare significa vivere in coscienza la Presenza permanente, ciò che ci libera da tutti i conflitti, da tutte le tensioni e gli stress.
Integrare significa molto semplicemente Vivere !
Vivere è la Guarigione. Smettiamo dunque di sopravvivere! Viviamo ...