L’universo è una coesistenza del tempo e dello spazio e il pensiero umano non può concepire il tempo senza che sia ineluttabilmente in legame con lo spazio. In Bioanalogia, tutto è analogico con questa prima legge dell’universo che è l’incontro fra il tempo e lo spazio. Abbiamo visto precedentemente che il tempo si collega ai nostri riferimenti e all’energia dell’esterno. Oggi vedremo ciò che ne è dello spazio. Analogicamente, tutto ciò che concerne lo spazio si collega al concreto, alla terra. Vale a dire che dove viviamo, dove ci appoggiamo, qui dove sono le nostre certezze e la nostra sicurezza. Riassumendo, qui dov’è il nostro posto. Per la maggior parte di noi c’è la tendenza a pensare che occorre lottare per “farsi un posto al sole”.
In effetti, sia nella vita privata , sia in seno alla propria famiglia o in differenti relazioni personali – o nella vita pubblica – in quanto attori sociali e professionali – consacriamo molto tempo a tentare di risolvere questi quesiti: come trovare il mio posto? Perché non mi sento al mio posto?
Abbiamo talmente bisogno di essere riconosciuti, convalidati, amati...
Ma com’è difficile restare se stessi, di essere più vicini alla nostra realtà con questo genere di preoccupazioni!
In effetti, per paura di non essere abbastanza amati, di essere incompresi o rigettati, o per paura di perdere un vantaggio, un potere, un privilegio – giochiamo dei ruoli, creiamo del personaggi corrispondenti ai nostri occhi alle situazioni che ci pongono dei problemi.
Ora, mettendoci al posto che gli altri attendono che noi occupiamo, o almeno, lo crediamo, non possiamo essere veramente al “nostro posto” quello della nostra verità profonda. Allora vi succede, per esempio, di passare un tempo infinito per cercare un posto per parcheggiare o di entrare in una sala – riunioni, conferenze o spettacoli, in cui tutti i posti sono presi, o ancora di constatare che arrivando ad un pranzo, il vostro posto non è stato previsto, questo vi concerne e fà parte del Principio del “posto” poiché tutti questi avvenimenti sono collegati.
Qualche esempio:
- ·L’abbandono
Abbandonata all’età di due mesi sul pavimento di una chiesa, Teresa è stata adottata da una famiglia. In seguito, nelle sue relazioni affettive, è stata spesso abbandonata, mentre cercava disperatamente di fare di tutto per non esserlo. Durante una consultazione, mi ha fatto partecipe di questo suo malessere ricorrente, del suo sentimento permanente di inutilità: non si trova mai al suo posto.
In effetti, una delle grandi sofferenze delle persone che hanno vissuto questa esperienza dell’abbandono, si traduce con delle domande del tipo perché proprio io? qual è il mio valore? Vivono anche nella paura permanente dell’abbandono come se il loro posto dipendesse dagli altri: quelli che l’accolgono o non la accolgono.
Il Principio dell’abbandono
Bioanalogicamente, nel Principio, essere stato abbandonato traduce un invito a farsi adottare, ciò che significa: abbandonarsi a ciò che la vita ci propone. E’ interessante notare che nel Quebec si dice raramente che un bambino è stato abbandonato, ma che è stato affidato a... Questo cambio di sguardo sul senso proprio dell’abbandono ha permesso a Teresa di scoprire che il suo vero “posto” è di lasciarsi portare dalla vita, nella certezza che non le manca nulla per il suo compimento.
Questa presa di coscienza ha fondamentalmente cambiato la sua energia, ciò che le permette di vivere attualmente una bella relazione di coppia, senza temere di essere abbandonata, perché ha acquisito la certezza che, qualunque sia l’avvenire, sarà sempre al suo posto.
- ·Quale ruolo?
Dopo il decesso di suo padre Georges ha creduto essere costretto a prendere tutte le difficoltà materiali alle quale sua madre si trovava confrontata dopo la vedovanza, a tal punto che trascurava la sua vita come anche quella di sua moglie e dei suoi bambini. Mentre conduceva l’automobile di suo padre per andare a gestire gli affari di sua madre, ha avuto un incidente: l’automobile ha fatto una giravolta e lui si è trovato seduto sul sedile posteriore...
Nella legge del Principio, si può chiaramente dedurre cha la vita lo invita a rimettersi al suo posto smettendo di voler prendere il ruolo di suo padre...
- ·Posto di parcheggio
Avete notato, senza ombra di dubbio, che certi giorni passate molto tempo a cercare un parcheggio, mente in altri momenti trovate un posto libero esattamente dove sperate, al momento in cui arrivate.
Questo particolare – apparentemente senza significato – è molto istruttivo, poichè possiamo interpretarlo come una barometro del nostro comportamento interiore!
Così nei giorni in cui girate a lungo per cercare il parcheggio, sarebbe interessante porvi la domanda dell’azione giusta a proposito di quello che state facendo. Se un altro giorno non ritrovate più il posto dove avete lasciato la vostra auto, interrogatevi per avere la convalida dell’atteggiamento nella quale siete in quell’istante, domandandovi se non state credendo che il vostro posto è qualcosa all’esterno di voi.
In effetti, ogni volta che intratteniamo l’idea che il nostro posto è un luogo esterno a noi, siamo nella sofferenza: il nostro posto, non è un atteggiamento, né una etichetta professionale, né una relazione affettiva, tutte le cose che noi intratteniamo nell’illusione di essere al posto giusto: di essere al nostro posto.
In realtà, trovare il proprio posto, è essere in movimento, in evoluzione, nella fluidità dei tre piani che sono: situarsi, sperimentare e vivere la realtà concreta.
Un posto non si “prende”, si vive, poiché il nostro posto è ciò che siamo. Per concludere, il Principio di oggi ci permette di comprendere che la vita ci invita, in permanenza a scoprire che il nostro posto non è un luogo, ma una sperimentazione, che bisogna vivere, come ci precisa la Bioanalogia, senza aspettativa, senza obbligo e senza intenzione.